Studenti fuorisede, guida galattica contro il lonerism
L’abbandono della città natia e soprattutto della parmigiana di nonna può essere drammatico. Un cd di 12 tracce per riuscire a superare lo smarrimento del vivere da soli
Traccia 1 – Intro
La decisione ormai è presa, un po’ come Lebron James quando decise di “portare il suo talento a Miami”, voi e il vostro “talento per lo studio” (mi andrebbe di mettere numerose altre virgolette) avete deciso di cambiare aria.
Accompagnato da mio padre e un quantitativo di beni alimentari in grado di rifornire un supermercato di medie dimensioni (non sto scherzando, credo di avere ancora qualcosa in frigo), raggiungo quella che sarà casa mia per i prossimi 2 anni.
Pasta al sugo fatta da lui che suona di beffa, saluti, mo sono cazzi tuoi.
Traccia 2 – Sarai tu il prossimo Masterchef d’Italia?
Potete dire quello che volete, potete dire che il vostro Scarpariello è da serie A (“Oh chiedi a Peppino, lui l’ha assaggiato!”), che fate i wurstel migliori del palazzo, e che addirittura una volta avete buttato un uovo in una pentola con la pasta e vi siete vantati per giorni della vostra Carbonara… ma la realtà è un’altra.
La realtà è che non siamo capaci.
Potremmo essere in grado, sicuramente, ma perché?
Perché sfidare nostra madre a chi fa meglio la pasta e lenticchie?
Tu ci andresti da Sampei, petto infuori, “Oh io, tu e 2 canne di bambù. A mezzogiorno al laghetto dietro casa tua”.
Siamo forti a riscaldare la pasta di ieri e a scongelare i Quattro Salti in Padella Findus, quello sì.
Il mio primo approccio con la cucina da fuorisede è stata la totale indifferenza.
Per le prime due settimane ho vissuto di melanzane sott’olio e kebab, fino a quando un giorno in preda a un’allucinazione da colesterolo alto ho visto Benedetta Parodi che, seduta sul mobile della cucina, con fare provocante mi sussurrava nell’orecchio: “È facile…”
Da lì è partito tutto.
Piccoli successi: soffriggere un po’ di cipolla, azzeccare il tempo di cottura di un hamburger fino all’apoteosi raggiunta alla panatura di una fettina di carne nella farina.
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Ci vorrebbero studi approfonditi sul perché uno studente fuorisede si auto-convince di essere un grande chef, io mi sento un grande chef, anzi IO SONO un grande chef.
Non mi basta più fare una fettina di carne, ho bisogno di sfumarla con il vino.
Ho la fissazione di assaggiare le cose per paura di far incazzare Carlo Cracco, e butto due chicchi di pasta pure se siamo in 5 a tavola pur di non fare un mappazzone.
Una volta ho pronunciato, seriamente, la frase: “La mia filosofia di cucina è…”
Il punto più basso è però stato raggiunto con l’acquisto di un pennello per spalmare della senape su una bistecca.
Quella notte vennero a trovarmi 3 fantasmi come in “A Christmas Carol” di Dickens (qui ho palesemente Googolato, il mio unico “A Christmas Carol” è quello con Paperon de’ Paperoni nella parte del vecchio Scrooge).
Il primo con le fattezze di Luis Nazario Da Lima Ronaldo nella posa del dribbling su Marchegiani la sera della finale di coppa UEFA Inter – Lazio.
È lui a ricordarmi di quando giocavo a pallone per strada e non sapevo nemmeno cosa fosse la senape.
“COME HAI POTUTO!? Cipolla soffritta… tu ti esaltavi quando riuscivi in un doppio passo e in più schivavi un sasso a terra grande quanto la mia rotula saltata!”
“Scusa Ronnie, ma parliamoci chiaro, il doppio passo non l’ho mai saputo fare. Sembravo un mix tra una bimba che fa danza da una settimana, e uno che immerge la punta del piede nell’acqua della piscina per vedere se è fredda. E poi pure a te piace mangià, vedi che panza che c’hai mo’!”
Qualche ora dopo, una luce forte mi acceca e la mia bocca pronuncia in automatico: “Ha un’aura potentissima”, è Goku, il principe dei Sayan, a ricordarmi di quando all’1 e mezza, in concomitanza della sigla iniziale di Dragon Ball, mi si palesava davanti del cibo e l’ultimo dei miei problemi era capire e imparare come riprodurlo.
“Non diventerai mai un Super Sayan… ricordo quando c’eri quasi, penso che un capello ti sia pure diventato biondo. Ora SPENNELLI SENAPE! Torna a concentrare i tuoi sforzi nell’allenamento, nelle onde energetiche, le mani e l’urlo l’avevi imparato! Mancava poco per far uscire un po’ di energia! Dai ricominciamo da lì.”
“Onorato Kaarot, però si cresce… e poi oh qua pare che con la cucina si rimorchia anche e tu l’unica che hai trovato è Chichi che, diciamocelo, era la più brutta… pure Crilin sta messo meglio con C18!”.
Pronunciata la parola “rimorchiare” appare a braccia alzate, faccia insanguinata e pantaloncini, Silvester Stallone nella parte di Rocky II (Rocky I è uno sfigato perdente), subito dopo aver battuto Apollo Creed.
“Rimorchiare? Si rimorchia prendendo a pugni, urlando il nome della tua amata dopo la vittoria! La bistecca che hai spennellato io la prendevo a cazzotti per fare allenamento, e se mi giravano me la mangiavo pure cruda!”
Mi alzo di scatto, sudato a letto, era solo un sogno.
Bistecche la sera tardi, prima di andare a dormire, mai più.
Intanto però butto senape e pennellino, non si sa mai.